Cartolina da Saint-Gilles-du-Gard
Sassi, dietro il cancello e la catena. Dietro le ruggini
della barriera. Una guida racconta del miracolo
finito in niente: sabbia e polvere. Racconta
le persecuzioni e le guerre. La cattedrale
delle cattedrali, era: ora è ridicola. Uno scherzo
per i pochi turisti.
Sulla facciata si è salvata soltanto una testa:
la prostituta accovacciata tra le gambe di chi cammina,
tra gli sputi e lo sporco. Volti vuoti, gli altri, spazzati
con pochi colpi di martello.
Lei no. Lei ha ancora
due occhi per guardarsi attorno. Senza vergogna,
questa volta: più nessuno a scrutarla dall’alto.
Più nessuno a deciderle un perdono.
Cartolina da Herisau
Dalle colline si vede San Gallo, rassicurante,
col suo stadio. Gli anziani stanno insieme, salutano
il soldato che torna in caserma dagli altri.
Immacolate, le case e le facciate respingono i prati,
troppo verdi. Ristagna una fierezza vaga:
le nostre donne, le nostre terre, le nostre bestie.
È strano che in un bosco, proprio qui,
ci sia il corpo senza vita di una bambina.
Così stonato. È strano che una terra come questa
dia anche, ogni tanto, di chi morire.
Conversazione con Maria (frammento)
“Correvamo a raccogliere lo zucchero caramellato
dai bombardamenti. Noi due bambine, di nascosto,
nelle pause dei campi o più tardi, la sera.
La scuola elementare era chiusa da tempo.
Solo che una volta, sotto un cielo di piombo,
arrivate al vagone udimmo tante voci
e rumori. Scappammo senza voltarci, solo terra
e gambe e il nostro cuore che batteva.
Qualcuno mitragliava. Giunta al paese
non avevo più fiato. Mia sorella maggiore
mi picchiò sulla testa con le nocche
e mi diede dei calci. La mia amica, invece,
non arrivò. Né mai nessuno fu più in grado
di ritrovarla”.
Sul treno per Zurigo
Il treno per Zurigo è anche il treno di questi ruderi,
di queste case ai margini, sporche di polveri pesante,
dove i muri si scrostano e si staccano dalle travi.
(“Usurpatori”, dice l’uomo al telefono, “Gli stranieri,
i clandestini, gli immigranti: tutti”.)
È anche il treno dei morti, questo: di chi è morto al lavoro,
tra tanti, e di chi sarebbe morto volentieri ma vive
abbandonato ai suoi spazi ristretti di sempre, dimenticato
da promesse lontane e nebulose.
da Nuovi giorni di polvere
Yari Bernasconi
Listen to a recording of:
I grabbed the lifeline of Yari’s Bernasconi’s Nuovi giorni di polvere during the Covid lockdowns of 2020–2021, when I was living part-time in Milan. The atmosphere of the poems haunted me in the same way I often felt spooked by northern Italy. History weighs on you there; there’s no way around it. And during Covid in Lombardy—scurrying through empty piazzas to the grocery store with my police pass, tiptoeing into churches whose fonts held not water but industrial-sized pumps of hand sanitizer—the most banal moments were transformed into surreality.
Now here were Bernasconi’s poems, where the historical surreal lingers below the apparently serene present. War survivors tell their stories in fragments, elders gather in the idyllic town square unaware of a murder just beyond, and every lovely view reveals the scars of long habitation. There is irony here, too, and a deeply moral questioning of the ways humans might live together in the twenty-first century.
The challenge for me was capturing the simultaneous moods of the ominous and the everyday in Bernasconi’s Italian. Sometimes his tone is borderline sarcastic and his diction quite deadpan. In English this can come across as flat. But Bernasconi uses enjambment dynamically to create tension, and I relied on that to give each English line its snap.
Now here were Bernasconi’s poems, where the historical surreal lingers below the apparently serene present. War survivors tell their stories in fragments, elders gather in the idyllic town square unaware of a murder just beyond, and every lovely view reveals the scars of long habitation. There is irony here, too, and a deeply moral questioning of the ways humans might live together in the twenty-first century.
The challenge for me was capturing the simultaneous moods of the ominous and the everyday in Bernasconi’s Italian. Sometimes his tone is borderline sarcastic and his diction quite deadpan. In English this can come across as flat. But Bernasconi uses enjambment dynamically to create tension, and I relied on that to give each English line its snap.
Yari Bernasconi (b. 1982) is an Italian-speaking Swiss poet. His first full-length poetry collection, Nuovi giorni di polvere (New Days of Dust; Casagrande, 2015), won the Fondazione Schiller’s 2016 Terra Nova Prize. His most recent poetry collection, The Empty House (Marcos y Marcos, 2021), received the 2022 Swiss Literature Award. New Days of Dust has been translated into French and German. Together with Andrea Fazioli, he has coauthored other publications including the literary reportage A Zurigo sulla luna (In Zurich, On the Moon; Gabriele Capelli Editore, 2021). Bernasconi lives in Hinterkappelen, near Bern, Switzerland.
V. Penelope Pelizzon is the author of A Gaze Hound That Hunteth by the Eye (Pitt Poetry Series, 2024). Her translations have appeared in Poetry, The Seneca Review, and The FSG Book of Twentieth-Century Italian Poetry. She is a professor of English at the University of Connecticut.
